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Domande generali riguardanti l'interoperabilità e la cooperazione applicativa

Che cos'è l’interoperabilità?

«L'interoperabilità è definita come la capacità di un prodotto o di un sistema informatico - la cui interfaccia è completamente dichiarata, quindi senza parti di codice celato - di interagire e funzionare con altri prodotti o sistemi, esistenti o ancora in divenire, senza alcuna restrizione per l'accesso o le implementazioni». (fonte: AFUL Interoperability Working Group - http://definition-interoperabilite.info/it/ e http://aful.org/gdt/interop).

Grazie all'interoperabilità, sistemi informativi eterogenei possono quindi dialogare tra loro, attivando in modo automatico dei processi elaborativi per lo scambio di informazioni a livello di applicazioni.

L'interoperabilità nei sistemi informativi è quindi data dalla loro capacità di funzionare insieme, scambindosi dati ed informazioni. Questa possibilità non deve essere confinata all'importazione o all'esportazione puntuale dei dati stessi: perché si possa parlare di interoperabilità, il flusso delle informazioni dev'essere potenzialmente ininterrotto, quasi senza soluzione di continuità per le parti, le funzionalità e i dati che i gestori dei vari sistemi coinvolti hanno deciso che debba intervenire l'interoperabilità stessa.

I sistemi informatici che partecipano a circuiti di interoperabilità sono detti "interoperanti".

In particolare, CReSCI si occupa dell'interoperabilità per il Veneto, tra Enti e Amministrazioni Pubbliche o equiparabili.

Che cos'è la cooperazione applicativa?

Se con il termine "interoperabilità" – di cui abbiamo dato spiegazione nella FAQ precedente – s'intende il livello base della possibilità di "dialogo" fra sistemi informatici diversi; con "cooperazione applicativa" si vuole identificare il livello applicativo di questo scambio di dati.

La cooperazione applicativa si può definire infatti come «la capacità di uno o più sistemi informatici di avvalersi, ciascuno nella propria logica applicativa, dell'interscambio automatico di informazioni con gli altri sistemi, per le proprie finalità applicative». (Fonte: http://www.progettoicar.it/).

La cooperazione applicativa è quindi l'interoperabilità "messa in pratica", realizzata attraverso dei servizi specifici, in cui due o più sistemi informatici si scambiano tipologie predefinite di dati, secondo regole (di accesso, di proprietà dei dati stessi, di finalità di utilizzo ecc.) e modalità (tempi di erogazione, formati di interscambio ecc.) decise di comune accordo fra le istituzione che controllano i suddetti sistemi informatici.

Nella realtà delle Amministrazioni Pubbliche, la cooperazione applicativa è costituita da servizi che possono, per esempio, permettere alle autorità preposte alla sicurezza (Polizia di Stato, Carabinieri…) di accedere direttamente alle basi dati anagrafiche dei Comuni, per le attività di loro competenza.

È importante sottolineare che le modalità di realizzazione e di fruizione di questi servizi sono un aspetto molto importante, che va a caratterizzare la "cooperazione applicativa": solo i contesti in cui i sistemi informatici possono scambiarsi informazioni direttamente, a livello di applicativi, "senza soluzione di continuità", attraverso piattaforme per l'interoperabilità, realizzano la cooperazione applicativa "propriamente detta". Altre soluzioni, come il permettere ad un operatore abilitato appartenente all'ipotetico Ente A di accedere ad un'interfaccia web per consultare una base dati di proprietà dell'ipotetico Ente B, rappresentano delle soluzioni intermedie, in cui la cooperazione applicativa non impatta direttamente a livello di applicativi gestionali degli Enti.

Che cos'è una porta di dominio?

La cosiddetta "Porta di Dominio" è l'elemento informatico "di confine" tra il dominio - lo spazio di responsabilità di un Ente erogatore/fruitore e lo spazio di trasporto.

Per semplificare, quindi, le informazioni che passano prima della porta di dominio sono di proprietà e sotto la gestione e la responsabilità dell'Ente erogatore/fruitore, mentre le stesse informazioni quando varcano la porta di dominio vengono prese in carico dal circuito che si occupa del trasporto delle stesse tra mittente e destinatario. Ciò è valido anche viceversa: la consistenza e la responsabilità sulle informazioni trattate e trasportate sono in carico a Regione del Veneto (il gestore del circuito CReSCI) prima di arrivare alla Porta di Dominio dell'Ente richiedente, mentre è lo stesso Ente che ne diviene il responsabile quando l'informazione varca la sua Porta.

La Porta è ingegnerizzata perché potenzialmente tutti i messaggi veicolabili dal Circuito possano essere forniti o viceversa ricevuti dalle varie Porte che sono installate presso gli Enti: saranno poi gli Accordi stipulati dai vari Enti ad "accendere" di volta in volta i servizi cui l'Ente stesso partecipa.

Qual è uno scenario tipico o un caso pratico di utilità dell’interoperabilità?

Si possono fare innumerevoli esempi o descrivere un grande numero di scenari realistici in cui l'interoperabilità e la cooperazione applicativa possono migliorare radicalmente la velocità di risposta, l'affidabilità ed il livello di servizio delle Amministrazioni Pubbliche.

Una tipica situazione nella quale un cittadino è chiamato a rapportarsi con la Pubblica Amministrazione è ad esempio la nascita di un figlio e l'avvio del processo attraverso il quale il nuovo arrivato verrà "riconosciuto" dallo Stato. Il percorso prevede più tappe ed uffici: il Comune per la dichiarazione di nascita e l'iscrizione nell'Anagrafe, l'Agenzia delle Entrate per il rilascio del codice fiscale, l'Asl per l'iscrizione nell'Anagrafe degli assistiti e la scelta del pediatra.

Si potrebbe però pensare anche ad un iter diverso, nel quale il genitore avvii il processo, ad esempio direttamente presso il punto di nascita, e le comunicazioni successive, tra i diversi uffici interessati, avvengano in automatico, attraverso un sistema di notifiche direttamente a livello di sistemi informativi degli Enti. Ricevuta la notifica di un evento di nascita i vari uffici potrebbero quindi avviare i procedimenti di loro competenza (iscrizione all'Anagrafe, rilascio del codice fiscale, iscrizione all'Anagrafe degli Assistiti) e comunicare al genitore i risultati al termine delle attività. Una riorganizzazione del processo di comunicazione di una nascita di questo tipo è possibile proprio grazie all'introduzione dell'interoperabilità tra sistemi e della cooperazione applicativa tra Enti.

Facendo riferimento a dei casi concreti di utilizzo della cooperazione applicativa di CReSCI, nei mesi scorsi ad esempio la Provincia di Padova ha messo a regime una versione interoperabile dei propri sistemi di gestione del rilascio di licenze trasporto in conto proprio.

Con questo nuovo sistema, per effettuare il controllo della sussistenza dei requisiti per ottenere una licenza di trasporto da parte della Provincia, nonché il controllo sulla persistenza del diritto e la bonifica (massiva e non a campione!) degli stessi dati, relativi alle imprese, non è necessario che il personale della Provincia utilizzi un'interfaccia web per controllare a mano i dati, né tantomeno si rechi fisicamente presso uno sportello della Camera di Commercio. È sufficiente che il responsabile del procedimento attivato in Provincia, dall'interno del suo software abituale, acceda o confronti o bonifichi i dati in questione, dati che vengono richiesti in tempo reale ed in modo del tutto "trasparente per l'utente" dal software provinciale al Circuito CReSCI, il quale li recupera dalle basi di dati disponibili in Regione.

In questo modo, i tempi per una singola verifica sono passati da qualche minuto a qualche secondo, le bonifiche sui dati sono diventate sistematiche, i controlli non a campione ma su tutti i soggetti (5 volte tanto quanto si faceva in precedenza) e i tempi medi per le pratiche ridotti di alcuni minuti (per un totale di svariate giornate nel complesso delle pratiche).

Per restare aggiornati sui casi pratici di successo della cooperazione applicativa in CReSCI, vi rimandiamo alla nostra sezione dedicata alle "Esperienze di utilizzo".

Che cos'è la busta di e-gov?

Se la Porta di Dominio (vedi la relativa FAQ) costituisce l'elemento unificato per il transito delle informazioni – in entrambe le direzioni – fra Enti, la cosiddetta "busta di e-Gov" costituisce la "busta" che contiene ogni tipo di messaggio che transita.

Tecnicamente parlando, essa ha una struttura SOAP 1.1 con alcune specifiche estensioni, ed al suo interno si possono distinguere un'intestazione (che descrive aspetti relativi all'accesso ed al transito stesso delle informazioni) ed un corpo vero e proprio (ovvero la parte che contiene il messaggio applicativo che è l'obiettivo della transazione informativa stessa).

La busta di e-Gov descrive aspetti strutturali del transito informativo, quindi prescinde dai dati che possono transitare sul Circuito: è stata ingegnerizzata per veicolare potenzialmente qualsiasi tipo di dati tra gli Enti.

Tutte le informazioni e le specifiche tecniche relative alla busta di e-Gov – utilizzata anche dal circuito CReSCI – sono disponibili sul sito della Community Open SPCoop (qui il PDF).