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Alcune riflessioni sulle architetture IT della PA

Logo Gartner e foto di Andrea DiMaioCome sanno coloro che leggono il nostro Portale CReSCI, è nostra intenzione quella di dare spazio anche al dibattito internazionale sull'interoperabilità, soprattutto nelle Ammnistrazioni Pubbliche. Vogliamo perciò darvi conto di alcuni articoli di opinione comparsi su blog di settore nelle scorse settimane, che affrontano i temi delle infrastrutture e delle architetture IT per l'erogazione di servizi pubblici.

Iniziamo con quelli del network della notissima agenzia internazionale di ricerca e consulenza aziendale, Gartner, parlando in particolare del blog di Andrea Di Maio, analista da 25 anni sulle tematiche IT e consulente appunto di Gartner. Il pretesto del suo post, dal titolo «More IT Centralization May Not Be The Best Route to Cost Saving», è la legge promulgata nei mesi scorsi dal Governatore dello Stato della California, Arnold Schwarzenegger, che ha come obiettivo quello di razionalizzare le spese relative all'infrastruttura informatica dell'Amministrazione Pubblica in quello Stato degli USA.

Di Maio ripercorre le scelte che sono state fatte con il provvedimento legislativo californiano: la riduzione del 50% dello spazio nei datacenter, la riduzione delle spese energetiche del 20-30%, l'accentramento della governance IT sotto l'Office of the State CIO, la chiusura di tutti i datacenter secondari e l'accentramento presso un'unica sede dotata di macchine di nuova generazione, assieme ad una standardizzazione di tutti i servizi. 

Tutte queste scelte – fa notare Di Maio – non possono che essere viste con favore dai cittadini e dagli analisti, perché sono dettate dal buon senso ed hanno come obiettivo la razionalizzazione organizzativa e la diminuzione dei costi. Ma al di sotto della superficie si affaccia un dubbio che lo stesso Di Maio esprime così: «Ma la centralizzazione è davvero l'unica possibilità per ottenere dei risparmi, oppure bisognerebbe cercare un miglior bilanciamento fra le decisioni che vanno prese su scala statale e la libertà per i singoli Enti di cercare ciascuno le soluzioni migliori ed a minor costo?»

«L'eccesso di centralizzazione può portare a tensioni – osserva ancora Di Maio – alla realizzazione delle soluzioni in tempi molto più lenti e ad una continua pressione verso l'organizzazione centrale perché offra applicazioni migliori di chiunque altro». E ancora si chiede: «Può davvero un solo singolo datacenter funzionare meglio di una soluzione ibrida in cui i vari Enti mantengono l'autonomia di acquistare, per alcune categorie di applicazioni, le infrastrutture e i servizi di cui hanno bisogno direttamente dal mercato?» Riteniamo che questa domanda sia assolutamente pertinente.

Ma se le argomentazioni relative ai risparmi – che non è ovvio possano realizzarsi soltanto in un'architettura centralizzata – non sembrano sufficienti, l'analista di Gartner si sofferma anche su un punto che crediamo talvolta si riveli essere snodale. Sèguita, infatti, chiedendosi: «Non c'è il rischio che mettendo il focus sull'architettura enterprise si incoraggino o viceversa si dissuadano i diversi Enti dall'esplorare soluzioni innovative che potrebbero davvero abbattere i costi delle loro attività? Non c'è forse il rischio che tutta questa pressione verso la centralizzazione faccia credere agli Enti che davvero le soluzioni tecnologiche siano delle pure commodity, spingendoli solo ad attuare un mero adeguamento ai requisiti della legge, perdendo in questo modo innumerevoli occasioni di basarsi sulla tecnologia per operare dei cambiamenti interni?».

foto del consulente Mike PearsonUn'altra voce che vi vogliamo riportare proviene sempre dal mondo anglosassone, ma ai nostri antipodi: il neozelandese Mike Pearson, consulente IT indipendente, che lavora per molte società e soprattutto per il Governo del Paese che si affaccia sul Pacifico. Forte della sua esperienza nel settore (e della presidenza di un'associazione che promuove la razionalizzazione e l'apertura dei sistemi IT nel Governo neozelandese), Pearson pubblica sul suo blog molti articoli che potranno sicuramente essere d'interesse per i lettori più attenti del nostro Portale CReSCI. Vogliamo citare in particolare il suo post intitolato «With all this talk of inputs, where's the architecture?», dove egli critica la leggerezza con cui si tratta talvolta lo snodo centrale della questione, ovvero l'architettura dei sistemi IT che fa da collante per tutte le applicazioni ed i dati di cui tratta la PA. Volendo abbandonare la continua oscillazione fra architetture centralizzate (preferite magari in tempi di tagli economici) e decentralizzate (quando si propende per una maggiore autonomia degli Enti e delle Agenzie), Pearson spinge perché si abbracci definitivamente una concezione "federata" dell'IT nel settore pubblico. Mettendosi sulla scia di lavori simili negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e Australia, Pearson propone il concetto di federazione come base per:

  • rendere disponibile un linguaggio comune per gli Enti coinvolti nell'erogazione di servizi che richiedono una collaborazione fra vari Enti;
  • supportare l'identificazione di servizi "duplicati", condivisibili e riutilizzabili da molte realtà nella PA (in Italia si parlerebbe di "riuso");
  • rendere disponibile una base per un esame obiettivo degli investimenti del Governo;
  • migliorare le performace dei servizi offerti ai cittadini (in termini di efficienza ed efficacia), attraverso un repositorio di standard, principi e template che assistano nella progettazione e nell'erogazione degli stessi.

L'affrontare i temi dell'interoperabilità e della cooperazione applicativa tra Amministrazioni risulta quindi essere fondamentale per poter sviluppare un'architettura IT federata.

A supporto delle sue considerazioni (e della sua esortazione), propone uno schema di riferimento generale del concetto di federazione IT che "riconcilia" la dicotomia fra centralizzazione e decentralizzazione in termini di punti di forza e di debolezza. Ve lo riproponiamo qui di seguito:

Schema di Mike Pearson sulla federazione che unisce i pregi della centralizzazione e della decentralizzazione IT

 

Potremmo dire quindi che il dibattito è aperto, anche nel mondo anglosassone, e i quesiti sollevati da Di Maio da una parte e le osservazioni sulle architetture di Pearson dall'altra sono decisamente attuali, e portano a riflettere sulle scelte che le Amministrazioni Pubbliche si trovano a prendere.

Riportando "la palla" al Mediterraneo, per così dire, da parte nostra non possiamo fare altro che ribadire che CReSCI – e tutto il lavoro fatto da Regione del Veneto con esso, ma anche dal CNIPA e dalle altre Regioni – va proprio nella direzione dell'interoperabilità, della cooperazione applicativa e della federazione delle soluzioni IT, con l'obiettivo forte sia del risparmio sui costi sia con quello della libertà di gestione da parte dei singoli Enti che decidono di collaborare nel Circuito stesso.

 

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