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News ed eventi

Sintesi dell'incontro "Open data e Interoperabilità"

Il 15 giugno 2012 pomeriggio, nell'ambito del convegno "Veneto Big Data" si è tenuto il tavolo di lavoro "Open data e interoperabilità", coordinato da Roberto Costantin di Regione del Veneto – Direzione Sistemi Informativi e Giuseppe Nieddu di Engineering Ingegneria Informatica Spa.

Ringraziando tutti i partecipanti per il contributo alla discussione dato, presentiamo una sintesi di quanto emerso dal confronto. 

Il tavolo ha voluto approfondire il tema dell’Open data e delle sue relazioni con l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra Enti.

La discussione è  iniziata con una focalizzazione sugli Open data ed in particolare con la condivisione tra i partecipanti di alcune perplessità relative alla concreta applicazione della logica dell’Open data in relazione ai tipi di dati trattati da un Ente e da poter rendere “aperti”.

E’ stato sottolineato come l’attuale normativa sulla privacy di fatto rappresenti un aspetto da tenere in attenta considerazione, in quanto può determinare una concreta limitazione alla diffusione degli Open data, soprattutto per dati “puntuali” ovvero attraverso i quali sia possibile risalire al soggetto a cui si riferiscono e a sue caratteristiche.  Gli Open data potrebbero quindi trovare applicazione, nel caso ad esempio di dati puntuali (personali e, a maggior ragione, sensibili), lavorando su opportuni processi di comunicazione aggregata dei dati tali da rispettare la normativa sulla privacy.

In via generale, è stato poi sottolineato come si dovrebbe introdurre esplicitamente un principio di reciprocità tra pubblico e privato: se tratta dati di interesse pubblico, anche il privato deve essere soggetto alla normativa sull’Open data, non solo la pubblica amministrazione.

 Un confronto dei partecipanti al tavolo sulle proprie esperienze, attuali o future, di Open data ha quindi permesso di individuare le principali criticità per l’introduzione e la diffusione dell’Open data, che sembrano essere di varia natura.

Innanzitutto in molti Enti deve ancora diffondersi un’appropriata cultura della trasparenza: i dati gestiti da un Ente molte volte non sono considerati come dati pubblici, ma invece come di propria proprietà e “non divulgabili” per svariate ragioni.

E’ necessario quindi avviare un processo di “crescita” degli Enti e di acculturazione su questi temi.

Nell’introduzione dell’Open data devono inoltre essere superate delle criticità di tipo organizzativo: servono nuove professionalità per questo tipo di attività, così come si rende necessaria la definizione all’interno dell’Ente di un “workflow” di pubblicazione del dato che definisca quale dato, da quale fonte, da parte di chi, in quale formato, etc.

La definizione di standard semantici per la pubblicazione di dati e metadati, attraverso i quali poter procedere anche alla correlazione tra banche dati, risulta essere un tema particolarmente sentito. Ci si è chiesti se la pubblicazione da parte di tutti di svariati dati, ad esempio sia gestiti direttamente dall’Ente che da altri Enti, senza alcuna regola su formati, ontologie, etc. possa raggiungere efficacemente l’obiettivo del riutilizzo di dati da parte di altri soggetti. E’ stata evidenziata in tal senso la necessità di un intervento “regolatore” per la definizione di formati e standard di riferimento.

Infine, eventuali aspetti economici come i costi legati all’apertura dei dati sono ritenuti aspetti secondari.

 La discussione sull’introduzione degli Open data negli Enti ha permesso ai coordinatori di introdurre il tema dei diversi livelli di Open data realizzabili. E’ stata presentata la scala proposta da Tim Berners-Lee di valutazione del livello di Open data raggiunto.

Dalla discussione è emerso come il terzo livello (Open data a 3 stelle, grazie alla messa a disposizione di dati strutturati “lavorabili” attraverso formati aperti) possa essere già alla portata di molti Enti, superate le criticità precedentemente evidenziate.

La sfida e, dall’altro lato, le opportunità più interessanti, sono però collegate al passaggio dal terzo livello al livello massimo di “Linked open data” (Open data a 5 stelle, realizzabile attraverso l’utilizzo di URIs per identificare e ricercare gli oggetti e per collegare i propri dati ad altri dati).

A tal fine, la discussione dei partecipanti ha portato a condividere alcune “linee d’azione” per imboccare la strada dei Linked open data, quali:

  • progettare strutture di dati già orientate all’Open data e al Linked open data, per arrivare al livello di Open data a 5 stelle, pensando a possibili utilizzi futuri dei dati ed individuando opportuni metadati per la correlazione tra banche dati;
  • pensare fin da subito a motori di pubblicazione del dato, per automatizzare il processo di rilascio dei dati e ridurre quindi tempi e costi di aggiornamento degli Open data;
  • sperimentare un “Linked open data interno”, ovvero realizzare una correlazione tra proprie banche dati. Il realizzare un progetto di questo tipo potrebbe essere un primo campo di sperimentazione di Open data a 5 stelle, da rendere disponibile all’esterno;
  • dare delle priorità di azione sulle proprie banche dati per renderle “open”, sulla scorta sia di vincoli imposti dalla normativa sulla privacy, sia della percezione delle opportunità di pubblicazione dei dati (es. richieste di dati già fatte agli Enti).

 Infine, proprio dalle discussioni sui diversi livelli di Open data, sulle necessità di disporre di standard di pubblicazioni di dati, sui tipi di dati da rendere open ha portato il tavolo di lavoro a riflettere su punti di contatto e di divergenza tra logiche di “Open data” e logiche di “interoperabilità”.

I principali punti di contatto emersi dal tavolo si riferiscono in particolare:

  • alla diffusione della cultura della trasparenza e dell’efficienza della PA, alla base di entrambe le logiche;
  • all’oggetto, ovvero la diffusione di dati pubblici, gestiti dalla PA, senza la duplicazione di banche dati tra più enti;
  • agli standard, in termini di formati di scambio di dati aperti e di ontologie e semantiche di dati e metadati condivise, che sono alla base per un loro riutilizzo da parte di altri Enti, sia singolarmente che correlandoli ad altri dati;
  • alla gratuita della fruizione dei dati pubblici (sebbene i partecipanti hanno evidenziato come di fatto già ora non avvenga in tutti i casi la gratuità dell’accesso a determinate banche dati contenenti dati pubblici).

Le peculiarità sono state invece individuate:

  • nei destinatari e nell’utilizzo dei dati: qualsiasi soggetto (quindi anche altre PA, ma non solo) senza limiti di scopo (anche riutilizzo e diffusione, a pagamento) per gli Open data; altri Enti, per l’esercizio delle attività di loro competenza per la cooperazione applicativa;
  • nell’accesso al dato: senza alcuna restrizione per gli Open data, regolamentato da apposite convenzioni per la cooperazione applicativa;
  • nelle tipologie di dati: in cooperazione applicativa, fatte ferme le premesse sull’utilizzo regolamentato del dato per attività istituzionali dell’Ente, possono essere fruiti dati maggiormente “puntuali”.

Open data e cooperazione applicativa possono quindi rappresentare delle pratiche complementari per il miglioramento della trasparenza del dato all’esterno da parte di un Ente, andanti entrambe a condividere la necessità di lavorare su standard e formati aperti per la diffusione dei dati e la loro correlazione da parte degli utilizzatori così come su un impianto organizzativo adeguato.

 


 

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